Quando parliamo di Cerimonia del Tè, o di Chanoyu, pensiamo al Giappone e al celebre rituale che affonda le sue radici già nel XVI sec, e la nostra mente pensa al Matcha, la nota polvere di tè verde finemente macinato a pietra.

Anche questo tè trova le sue origini in Cina, dove nel corso dei secoli si è perso l’uso di macinare le foglie, mentre in Giappone intorno a questa specifica tipologia è nato il rituale a tutti noto, che rappresenta anche una pratica spirituale zen tra le più tradizionali.

Il Matcha si distingue dagli altri tè non solo per la sua forma (in polvere, appunto), ma anche nella tecnica di coltivazione delle piante, che sono ombreggiate, gradualmente sempre di più, per tutto l’ultimo periodo di crescita fino al raccolto. Questo fa sì che sia inibito e reso più difficoltoso per le giovani gemme il processo di fotosintesi clorofilliana, spingendole ad allargare la loro superficie e ad assottigliare il loro spessore per raccogliere la poca luce che filtra dalle coperture in bamboo utilizzate per ombreggiarle. Così facendo la fase di macinatura sarà più agevole e il tè conserverà un colore verde brillante.

Prima di arrivare alla macinatura finale (tradizionalmente e preferibilmente fatta con piccoli mulini di pietra), il nostro tè (noto come Tencha, in questa fase di lavorazione), dopo essere stato sottoposto ad un iniziale appassimento e all’asciugatura, sarà pulito dai gambi e dalle venature centrali delle foglie: quello che si macinerà sarà esclusivamente la superficie liscia di queste.

Grazie all’ombreggiatura, il tè sarà ricco di clorofilla e povero in tannino, regalandoci un gusto pieno con un finale estremamente morbido e dolce, con quella sua unica caratteristica aromatica conosciuta come Umami.

E’, di fatto, l’unico tè che viene ingerito, di conseguenza le note proprietà benefiche del tè verde saranno, con l’utilizzo del Matcha, amplificate rispetto alla tradizionale infusione dei tè in foglia.